Prendiamo un frigorifero. Un frigorifero assorbe circa 170W di potenza e in una grande città come Roma ce ne sono circa 1.2 milioni, solo nelle abitazioni. Per tenerli accesi servono 200 MW di potenza. Finora, abbiamo tenuto accesa fuori dalla città una centrale termoelettrica alimentata con fonti fossili, per assicurare energia a tutti i frigoriferi urbani. Questo è stato il modello di funzionamento delle nostre città: bruciare combustibili fossili per mantenere condizioni di vita confortevoli nelle nostre case.
I dati distribuiti dal Servizio per i Cambiamenti Climatici del programma europeo Copernicus dicono che nei 40 anni fra il 1979 e il 2018, le temperature medie annuali nelle città italiane sono aumentate di circa 2 °C, e non sarebbe così preoccupante se non sapessimo anche che il surriscaldamento globale continuerà nei prossimi decenni. E’ venuto il momento di trovare delle soluzioni alternative e metterle in pratica, rimandare il problema non è più un’opzione accettabile. Ecco dunque qualche proposta.
Eliminare le fonti fossili e rallentare il surriscaldamento
Per cominciare, abbiamo calcolato che con un parco eolico off-shore di medie dimensioni al largo delle coste di Civitavecchia sarebbe possibile dare energia a tutti i frigoriferi della Capitale. Lo stesso sta accadendo in tutti i mari italiani, nell’Adriatico, al largo delle coste della Sicilia e della Sardegna. L’uso di impianti fotovoltaici sta crescendo ad un tasso vertiginoso, tanto che in questi giorni dobbiamo affrontare il problema di come espandere il parco fotovoltaico senza compromettere le attività agricole, anzi potenziandole, e senza danneggiare il patrimonio forse più prezioso e unico che abbiamo in Italia, il paesaggio. In ogni caso, ora sappiamo che un futuro in cui l’energia deriva fonti rinnovabili è non solo possibile, ma doveroso da concretizzare. Le istituzioni ora devono solo lavorare intensamente per recuperare il tempo perduto e rendere più green il nostro sistema energetico.
Ma dobbiamo anche usare frigoriferi intelligenti
Un sistema con 1.2 milioni di frigoriferi che si accendono e si spengono contemporaneamente non è efficiente. Per affrontare i cambiamenti climatici le città devono diventare smart, intelligenti. Non più un insieme inanimato di cemento e strade, ma luoghi animati in cui i dispositivi digitali ed elettronici e i mezzi di trasporto comunicano fra di loro e soprattutto comunicano con gli utenti, con noi. Abbiamo bisogno di un internet degli oggetti o internet of things (IoT) che renda più efficiente il sistema cittadino e semplifichi la vita dei suoi abitanti, migliorando il loro benessere in maniera intelligente.
E dobbiamo preoccuparci di cosa mettiamo dentro frigorifero
Vivendo nelle grandi città, talvolta, non si vede la catena che porta una pianta di insalata dall’azienda agricola fino al suo frigo e poi al suo piatto. Per questo l’Unione Europea ha concepito la strategia Farm to Fork come uno degli assi portanti della decarbonizzazione e del Green Deal: creare un sistema agro alimentare equo, salutare, sostenibile per il pianeta. Questa nuova visione riguarda certamente il modo in cui produciamo il cibo, principalmente fuori dalle città, ma riguarda anche il modo in cui lo distribuiamo, il modo in cui lo consumiamo e in cui dobbiamo gestirlo per evitare di sprecarlo. Mangiare è un atto di consapevolezza climatica e dobbiamo iniziare a prenderne coscienza.
Infine, dobbiamo preoccuparci di come e quando portiamo il cibo dentro il nostro frigorifero
Come andiamo al lavoro? Dove andiamo a fare la spesa? Quante volte alla settimana? Sono molte le questioni che riguardano le nostre abitudini quotidiane che spesso diamo per scontate. La pandemia ci ha già insegnato che possiamo mettere in discussione le nostre routine e modificarle. Il telelavoro, che ha già mostrato di avere notevoli benefici e di essere un’opzione assolutamente valida, diventerà un’abitudine che ci consentirà di ridurre notevolmente gli spostamenti e il fabbisogno energetico. Renderà più facile il compito di liberarci dalle fonti fossili e realizzare il concetto di città a 15 minuti, dove la gran parte del nostre esigenze possono essere soddisfatte camminando o pedalando su brevi distanze.
In Italia, oltre il 70% della popolazione vive in aree urbane e di questo 70% circa la metà in grandi città. I nostri centri urbani, grandi e piccoli, sono il motore principale del cambiamento necessario che abbiamo davanti e noi possiamo fare molto per rallentare il surriscaldamento globale, già con i piccoli gesti personali di tutti i giorni.
Potremmo dire che il nostro futuro dipende da come gestiamo il nostro frigorifero.